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Deborah Gambetta
L’estate del 1997 accadde qualcosa che io, Becco e Lele non avremmo mai dimenticato.
Forse perché avevamo diciotto anni quell’estate. O forse, semplicemente, perché ci sono esperienze che ti cambiano e ti fanno crescere. Che tracciano un confine, come un solco profondo sulla terra umida. Esperienze che rimangono li, nel cerchio della memoria e che rappresentano un trapasso, un passaggio veloce, una variazione minima o uno scarto improvviso. Pietre miliari al centro della coscienza che non si possono cancellare.
L’esame di maturità era passato sulle nostre vite veloce e momentaneo come una meteora. Le aveva attraversate rapido, e la sua eco si era spenta subito senza lasciare tracce. Forse solo un vago ricordo, di quelli nebulosi e indistinti, di quelli che non riesci a trattenere perché sommersi da altri, più forti e più vivi.
A rendere speciale quella estate non era stato l’esame di maturità. Forse la coscienza che una fase della nostra vita si era appena conclusa, o forse quello strano viaggio attraverso l’Italia, pieno di incastri, di cose trovate e di cose perse. Era stato questo a rendere speciale quella estate. I nostri diciotto anni, la nostra amicizia e quel viaggio.
Perché ci sono momenti della vita che lasciano il segno. E quello che accadde quella estate non l’avremmo mai dimenticato.
Forse perché avevamo diciotto anni quell’estate. O forse, semplicemente, perché ci sono esperienze che ti cambiano e ti fanno crescere. Che tracciano un confine, come un solco profondo sulla terra umida. Esperienze che rimangono li, nel cerchio della memoria e che rappresentano un trapasso, un passaggio veloce, una variazione minima o uno scarto improvviso. Pietre miliari al centro della coscienza che non si possono cancellare.
L’esame di maturità era passato sulle nostre vite veloce e momentaneo come una meteora. Le aveva attraversate rapido, e la sua eco si era spenta subito senza lasciare tracce. Forse solo un vago ricordo, di quelli nebulosi e indistinti, di quelli che non riesci a trattenere perché sommersi da altri, più forti e più vivi.
A rendere speciale quella estate non era stato l’esame di maturità. Forse la coscienza che una fase della nostra vita si era appena conclusa, o forse quello strano viaggio attraverso l’Italia, pieno di incastri, di cose trovate e di cose perse. Era stato questo a rendere speciale quella estate. I nostri diciotto anni, la nostra amicizia e quel viaggio.
Perché ci sono momenti della vita che lasciano il segno. E quello che accadde quella estate non l’avremmo mai dimenticato.